Per questo comportamento è stato condannato dalla Corte d’appello di Potenza per il reato di abuso d’ufficio.
La Cassazione con la sentenza n. 46788/2017 ha annullato la decisione affermando che nel delitto di abuso d’ufficio, per la configurabilità dell’elemento soggettivo “è richiesto che l’evento costituito dall’ingiusto vantaggio patrimoniale o dal danno ingiusto sia voluto dall’agente e non semplicemente previsto ed accettato come possibile conseguenza della propria condotta, per cui deve escludersi la sussistenza del dolo, sotto il profilo dell’intenzionalità, qualora risulti, con ragionevole certezza, che l’agente si sia proposto il raggiungimento di un fine pubblico, proprio del suo ufficio”.
Pur essendo l’omesso controllo illegittimo grave e diffuso da solo non basta ad affermare il dolo che serve per il reato.
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