La Suprema Corte condivide l’argomentazione con cui, sia il Giudice di Pace che il Tribunale, hanno collocato il comportamento del ricorrente nell’ambito dell’art. 140 C.d.S. che impone agli utenti della strada una condotta tale da «non costituire pericolo o intralcio per la circolazione ed in modo che sia in ogni caso salvaguardata la sicurezza stradale».
Si tratta di una responsabilità per colpa generica dovuta ad imprudenza e negligenza in quanto l’utente della strada ha l’obbligo di ispezionare costantemente la strada e adeguare la velocità alle condizioni oggettive della strada e del traffico in modo da potersi arrestare in sicurezza di fronte ad un ostacolo prevedibile.
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