Il ruolo dei Comuni e delle Polizie Locali nell’azione di prevenzione e contrasto alle aderenze mafiose

Alberto Gardina 15 Febbraio 2012
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Recentemente diversi enti locali, tra i quali il Comune di Milano, hanno dato vita a speciali commissioni consiliari  antimafia.

Si tratta quasi sempre di organi politici, nominati dai consigli comunali. In qualche caso le commissioni consiliari sono affiancate da organi tecnici, come nel caso di Milano.

I temi che solitamente vengono attenzionati sono quelli delle infiltrazioni criminali, del racket e dell’usura, al fine di comprendere come il Comune possa realizzare iniziative amministrative utili a prevenire l’aderenza delle organizzazioni mafiose alla società ed al mondo economico amministrativo.

Oltre ai temi anzidetti, il  riciclaggio del denaro e il “passaggio di mano” di titoli per l’esercizio del commercio, sono i settori sui quali  gli enti locali, alleandosi con le Procure della Repubblica, possono reperire  dati utili ad individuare i luoghi dove è possibile  che siano riciclati i denari delle mafie.

Ovvio, a questo punto, che le commissioni antimafia programmino riunioni con quelle “Lavori Pubblici”  per il tema degli appalti, e con quelle “Urbanistiche”  per tutto ciò che riguarda l’edilizia privata e convenzionata.

Infine il tema dei beni confiscati alle organizzazioni criminali e dell’educazione alla legalità.

Ovviamente per passare dalle parole ai fatti, cioè dalla declaratoria  di intenti all’azione concreta, occorre coniugare  la conoscenza e  l’analisi dei fenomeni alla concreta possibilità di agire, con i mezzi che si hanno a disposizione.

L’errore potrebbe essere quello di volere sostituire gli organi inquirenti. ROS, DIA, GICO, SCO e DDA improvvisandosi ciò che non si è, vale a dire investigatori specializzati, oppure rimanere nel mero campo  delle declaratorie, degli studi  e delle buone intenzioni.

Quello che invece potrebbe essere importante è partire dall’analisi dei dati e delle relazioni che la Direzione Nazionale Antimafia produce semestralmente, per orientare l’attenzione delle Amministrazioni Comunali verso quei settori da sempre appetibili dalla criminalità organizzata: il commercio, gli appalti, il movimento terra, l’edilizia.

In questi contesti un ruolo importante, seppure gregario, lo  possono giocare le Polizie Locali mettendosi a disposizione della Direzione  Investigativa Antimafia (D.IA.)

Da sempre le mafie, ed in primis la ‘Ndrangheta calabrese, hanno nel movimento terra uno dei loro settori di maggiore penetrazione.

In tale ambito operano puntando sull’abbattimento dei costi, elemento fondamentale per potersi aggiudicare appalti e subappalti pubblici, anche “sotto mentite spoglie”.

Censire le reali presenze nei cantieri dove sono in corso opere pubbliche, può fornire un quadro di tutto interesse  alle forze di Polizia dello Stato specializzate nel contrasto all’attività mafiosa.

L’impiego di prestanome, dalla fedina penale pulita, risulta fondamentale per entrare nelle catene degli appaltatori e dei subappaltatori: per questo a poco serve la stessa certificazione antimafia.

Così occorre andare oltre le apparenze e verificare le reali presenze sui cantieri, perché nomi e cognomi, spesso privi di significato  per lo stesso casellario giudiziario, possono essere estremamente importanti per gli organi inquirenti.

 

Il controllo dei cantieri o dei luoghi dove si realizzano scavi può risultare fondamentale anche sotto un altro punto di vista. Per l’abbattimento dei costi  in edilizia e nel movimento terra, la criminalità organizzata si avvale di veicoli che  spesso non sono sottoposti a revisione, che viaggiano sovraccarichi ed a bordo dei quali non è difficile trovare personale non regolarmente assunto e che viaggia per un periodo di tempo superiore a quello consentito.

Sottoporre a frequenti controlli tali mezzi, e trasmettere le “liste di controllo“ agli investigatori specializzati può rappresentare il primo passo di una strategia coordinata, finalizzata a contrastare  la presenza mafiosa nel mondo della cantieristica.

 

Analogo metodo di lavoro può riguardare il controllo  dei pubblici esercizi e/o delle sale da gioco, settori tipici del riciclaggio di denaro sporco.

Ma un ruolo importante gli enti locali lo possono giocare anche nel controllo e monitoraggio degli appalti e della catena dei subappalti delle opere pubbliche, da sempre al centro dell’attenzione  della criminalità organizzata.

Spesso i comuni, una volta bandite  la gare sembrano interessarsi solo del risultato finale (l’edificio, il ponte, il rifacimento ed asfaltatura del manto stradale) disinteressandosi completamente o quasi delle modalità concrete di esecuzione delle opere pubbliche :un esempio su tutti la qualità dei materiali impiegati.

Sotto questo profilo recenti indagini condotte dalla procura della Repubblica di Brescia, per corruzione e traffico illecito di rifiuti, hanno evidenziato quanto questo aspetto vada messo sotto la luce dei riflettori.

Così’ non deve stupire che gli inquirenti abbiano realizzato che ingenti quantitativi di rifiuti pericolosi sono stati sotterrati nei cantieri sui quali  si sta sviluppando la realizzazione di un nuovo tratto autostradale fra Brescia Bergamo e Milano (la cd BreBeMi).

Anche in questo caso il collegamento con le ecomafie, operanti nel settore dell’illecito smaltimento dei rifiuti sembrerebbe tutt’altro che remoto.

Gli accertamenti effettuati dai Carabinieri e dalla Polizia Locale di Brescia, hanno messo in luce che una delle ditte coinvolte, la Locatelli, avrebbe smaltito illecitamente rifiuti pericolosi sotto il manto stradale, invece di trasferirli in discariche autorizzate ponendo anche a grave rischio la salute dei lavoratori.

 

Solo da questo particolare si può comprendere come un ritorno all’antico della Polizia Locale, concentrato sul controllo di polizia stradale dei veicoli pesanti e su quello  edilizio possa essere sicuramente importante nel realizzare un efficacia e coordinata azione di prevenzione e contrasto dell’aderenza delle mafie nella nostra società.

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