di GIOVANNI NEGRI (dal Sole 24 Ore)
Arriva il primo sì alla soppressione dell’abuso d’ufficio. È quello della commissione Giustizia del Senato che ieri ha approvato il primo articolo del disegno di legge presentato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio che abroga il più ”classico” dei reati imputato ai pubblici amministratori. Compatta la maggioranza che ha ricevuto sul punto anche l’appoggio di Italia Viva, mentre a votare contro sono state le altre forze di opposizione (Pd, M5S e Avs). Approvato un solo emendamento, presentato dalla Lega, che circoscrive in maniera significativa il reato di traffico d’influenze (che ha da tempo sostituito il “vecchio” millantato credito), anche questo sempre più ricorrente, seppure di sfuggente determinazione da parte dell’autorità giudiziaria, nelle inchieste che coinvolgono la pubblica amministrazione. E ad alleggerire ulteriormente la risposta penale sui rappresentanti politici arriva anche l’intervento, per ora solo annunciato, ma cristallizzato in un ordine del giorno sulla Legge Severino. La commissione ha infatti trasformato in un ordine del giorno l’emendamento presentato sempre dalla Lega che puntava a eliminare la sospensione in caso di condanna non definitiva per gli amministratori locali. In particolare la proposta prevedeva che «colui che ricopre una delle cariche indicate» nella legge Severino decade «dalla data del passaggio in giudicato della sentenza di condanna per uno dei delitti indicati» all’articolo 10 della legge del 2012 «o di condanna ad una pena non inferiore a due anni di reclusione per un delitto non colposo nonché dalla data in cui diviene definitivo il provvedimento che applica la misura di prevenzione» in quanto indiziato di appartenere ad una delle associazioni di tipo mafioso. Ora il futuro intervento è affidato al Governo, ma la direzione è chiara: spostare in avanti la soglia di decadenza degli amministratori pubblici dalla condanna di primo grado a l giudizio definitivo. Ma è sull’abuso d’ufficio che più ampia è stata ieri la contrapposizione. Perché Governo e maggioranza hanno voluto valorizzare, tra l’altro, i dati su procedimenti aperti e condanne, dove i procedimenti hanno subito una forte contrazione, passando da 7939 nel 2016 a 5418 nel 2021, con condanne ancora più rarefatte, da 82 nel 2016 a 18 nel 2021 per i processi arrivati a dibattimento , oltre alle 44 del 2021 davanti ai Gip/Gup. Numeri esigui che però non impediscono, nella lettura di chi vuole cancellarlo, all’abuso d’ufficio di essere percepito dagli amministratori come causa di esposizione a un rischio penale non ponderabile altrimenti nè prevedibile, tanto da potere compromettere la fluidità stessa dell’azione amministrativa sino a poterla paralizzare. E Nordio proprio in questa chiave se la gioca, in una nota diffusa ieri sera dove ricorda che l’abrogazione «richiesta a gran voce da tutti gli amministratori di ogni parte politica, contribuirà ad un’accelerazione delle procedure e avrà quell’impatto favorevole sull’economia auspicato nei giorni scorsi dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni». Il Pd ha provato, senza successo, a inserire modifiche , senza sopprimere il reato, distinguessero meglio la responsabilità politica da quella tecnica. Sconfortato Alfredo Bazoli: «vanno dritti per la loro strada, lasciando un vuoto normativo pesante perché tutti i comportamenti prevaricatori della Pa nei confronti dei cittadini non saranno più punibili. Un errore, come ci hanno detto i giuristi che abbiamo sentito in audizione». Di più, sottolinea Bazoli, così «si va anche contro l’Ue, perché si sta approvando una direttiva contro la corruzione che imporrà agli Stati membri di avere una fattispecie analoga».
* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 10 gennaio 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l.)
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