Emergenza neve: figli e figliastri

Maurizio Marchi 14 Giugno 2012
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La questione dell’emergenza neve che nei primi mesi dell’anno ha pesantemente colpito Romagna ed altre regioni è nota. Metri e metri di neve che hanno mandato in tilt amministrazioni e reso difficoltoso raggiungere il posto di lavoro.

 

Non sono pochi i Sindaci e Prefetti che hanno emesso ordinanze di chiusura degli uffici pubblici e scuole. Da subito si è reso necessario capire come “contabilizzare” la giornata di lavoro per chi è rimasto a casa.

 

Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali , con Interpello 7/6/2012 n. 15/2012 “Art. 9, d.lgs. n. 124/2004 – retribuzione giornaliera – mancato svolgimento della prestazione lavorativa causa neve” ha chiarito (forse) la questione dividendo innanzitutto i lavoratori tra pubblici e privati con una risposta che non mancherà di far discutere.

 

Si prevede infatti che:

 

–       Per i lavoratori privati essendo riconosciuta l’impossibilità di andare al lavoro per le avverse condizioni atmosferiche, l’emergenza riscontrata rende liberi entrambi i contraenti: il lavoratore dall’obbligo di effettuare la prestazione e il datore dall’obbligo di erogare la corrispondente retribuzione.

 

–       Per i lavoratori pubblici la soluzione è “particolare”. Chi non è andato al lavoro è assente giustificato con obbligo per l’ente di corrispondergli la retribuzione in quanto “l’ordinanza di chiusura degli uffici pubblici causa neve, impedisce in modo oggettivo ed assoluto l’adempimento della prestazione, ossia l’espletamento dell’attività lavorativa, fermo restando l’obbligo datoriale di corrispondere la retribuzione nelle giornate indicate”. Per chi invece è andato al lavoro spetta la semplice retribuzione avendo assolto all’obbligazione.

 

Resta da vedere alla prossima emergenza quanti si alzeranno in piena notte per spalare la neve e liberare l’auto per raggiungere a passo d’uomo il posto di lavoro consapevoli che, se restano a letto, o semplicemente a casa ad aiutare i propri familiari, percepiranno comunque la normale retribuzione.

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