Ai fini dell’accertamento del reato è dunque necessario sia un accertamento tecnico-biologico, sia che altre circostanze provino la situazione di alterazione psico-fisica. Tale complessità probatoria si impone in quanto le tracce degli stupefacenti permangono nel tempo, sicché l’esame tecnico potrebbe avere un esito positivo in relazione ad un soggetto che ha assunto la sostanza giorni addietro e che, pertanto, non si trova al momento del fatto in stato di alterazione.
Tenuto però conto che l’effetto dell’assunzione degli stupefacenti cessa con la completa metabolizzazione da parte dell’organismo e sino a quando questa è in corso si deve ritenere l’assuntore in stato di alterazione (dice la Cassazione penale sez. IV sentenza 04.05.2012 n. 16895), nel caso in questione è stata effettuata una precisa valutazione a seguito della quale, considerata l alta percentuale di metaboliti della cocaina nel sangue, stimata in base ad una analisi effettuata con metodica altamente specializzata e sicura attendibilità che ha portato a ritenere, con giudizio fondato su dati scientifici correttamente apprezzati, la attualità della alterazione).
La questione non è di poco conto considerato che, nel caso in questione, il referto medico rilasciato dopo la visita effettuata prima del risultato della analisi, parlava di persona non manifestamente soggetta a dipendenza da alcol o stupefacenti.
Quindi, in sostanza, non è la visita medica “visiva” in sé che prova il reato (salvo ovviamene i casi eclatanti), ma l’esame dei risultati delle analisi effettuate
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