Incidente stradale: influenza della domanda nell’attendibilità della risposta

Raffaella Bianchi 14 Maggio 2013
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La memoria non è una fedele registrazione della nostra vita e nemmeno di quello che ci sta intorno ma è una ricostruzione: funziona in modo complesso, differenziato, in modo inconsapevole e tende a colmare i vuoti. La memoria comprende i processi cognitivi di codifica, di ritenzione e recupero delle informazioni. La codifica prevede la trasformazione delle informazioni in entrata in una forma che possa essere utilizzata. La ritenzione implica il mantenimento dell’informazione, mentre il recupero è il poterla individuare per utilizzare successivamente.

E. Loftus nel 1974 ha iniziato a condurre diversi esperimenti sulla “affidabilità” della testimonianza oculare. Fra i tanti esperimenti ne ha condotto anche alcuni relativi al ricordo di incidenti stradali.

Ai soggetti venivano mostrati sette filmati con una durata che variava da 5 a 30 secondi, ognuno di essi mostrava un vero incidente stradale, tratto dall’archivio del Dipartimento di Polizia.

Riscontrò che nonostante tutti i soggetti avessero assistito ai filmati degli stessi incidenti stradali, il loro giudizio sulla velocità dei veicoli variava in funzione di come veniva loro formulata la domanda: più gravemente veniva descritta la situazione, maggiore era la velocità che essi “ricordavano”.

Anche piccoli cambiamenti in una domanda possono influenzare i ricordi delle persone.

La stima della velocità dei veicoli era direttamente collegata alla forza dell’impatto sottintesa dal verbo della domanda. Come se il termine utilizzato producesse, nella memoria del testimone, l’immagine di un incidente diverso (cioè più o meno grave) di quello che in realtà aveva visto: una informazione esterna si era inserita nel processo mnestico, era stata integrata in esso e lo aveva deformato. I testimoni interrogati su quello che avevano visto, potevano rispondere in modi diversi, a seconda di come veniva formulata la domanda.

Venivano inconsapevolmente condotti verso il falso da domande “inducenti”, trasformando ciò che avevano visto in funzione di ciò che veniva loro chiesto. Va precisato che l’errore del testimone è involontario. Inoltre non va dimenticato che la nostra mente “cerca conferme”.

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