Quale sia il caso straordinario di necessità e d’urgenza che porterà, entro pochissimi giorni, ad emanare l’ennesimo decreto legge per ottenere certificati di nascita e di nozze in tempo reale (cfr. ANSA – 26 gennaio 2012 – “Patroni Griffi, certificati nascita e nozze in tempo reale – Arriva ‘taglia-burocrazia’. Il ministro all’ANSA: ‘Sarà anche più facile il rinnovo della patente”), è difficile dirlo; sicuramente quello che si può osservare è che l’approccio dell’attuale governo esprime una forte continuità metodologica con il governo precedente, che ci aveva già deliziato con vari titoli ad effetto mediatico “taglia-costi, taglia-carta, ecc.”: si governa a suon di decreti.
Al di là di questo il d.l. 1/2012 contiene alcune norme che possono interessare l’attività della polizia municipale.
All’articolo 1 (Liberalizzazione delle attività economiche e riduzione degli oneri amministrativi sulle imprese), alcuni principi generali che influiranno sui controlli commerciali, annonari e correlati alle attività produttive; infatti il comma 1 dello stesso articolo va ad abrogare, in modo generalizzato, “… a) le norme che prevedono limiti numerici, autorizzazioni, licenze, nulla osta o preventivi atti di assenso dell’amministrazione comunque denominati per l’avvio di un’attività economica non giustificati da un interesse generale, costituzionalmente rilevante e compatibile con l’ordinamento comunitario nel rispetto del principio di proporzionalità; b) le norme che pongono divieti e restrizioni alle attività economiche non adeguati o non proporzionati alle finalità pubbliche perseguite, nonché le disposizioni di pianificazione e programmazione territoriale o temporale autoritativa con prevalente finalità economica o prevalente contenuto economico, che pongono limiti, programmi e controlli non ragionevoli, ovvero non adeguati ovvero non proporzionati rispetto alle finalità pubbliche dichiarate e che in particolare impediscono, condizionano o ritardano l’avvio di nuove attività economiche o l’ingresso di nuovi operatori economici ponendo un trattamento differenziato rispetto agli operatori già presenti sul mercato, operanti in contesti e condizioni analoghi, ovvero impediscono, limitano o condizionano l’offerta di prodotti e servizi al consumatore, nel tempo nello spazio o nelle modalità, ovvero alterano le condizioni di piena concorrenza fra gli operatori economici oppure limitano o condizionano le tutele dei consumatori nei loro confronti…”.
Insomma, lo sbracamento totale in omaggio al neoliberismo, strombazzato come panacea per il risollevamento delle sorti dell’economia italiana, e che invece porterà allo stritolamento dei piccoli operatori economici, strutturalmente impossibilitati a reggere il confronto nel mutato quadro normativo con la grande distribuzione ed i grandi operatori.
Siccome le esclusioni da questa “liberalizzazione” generalizzata non sono fatte per materia, unicamente prevedendo, al comma 4, un obbligo per Regioni, Provincie (si badi bene, oltre al mancato uso del congiuntivo del comma 1, in gazzetta ufficiale “Provincie” è scritto con la “i”, meno male che è un governo di professori) e Comuni, di adeguarsi ai principi di cui al comma 1 entro il 31 dicembre 2012 con le loro normative di legge (regionale) o regolamentari, si possono solo immaginare quali situazioni ambigue potranno venire a crearsi…
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento