Tale malfunzionamento deve essere sempre provato da chi intenda disconoscere i risultati delle misurazioni effettuate con un apparecchio debitamente omologato.
Alcoltest: esito positivo e onere della prova contraria
Nel caso in oggetto viene contestata dal ricorrente l’attendibilità degli esiti dell’alcoltest, con il quale veniva rilevato nel corso della seconda misurazione un tasso alcolemico maggiore di quello osservato nella prima. Ma il ricorso viene dichiarato inammissibile. Infatti, secondo la Suprema Corte la sentenza è in linea con il consolidato giurisprudenziale:
“Ai fini della configurabilità del reato di guida in stato di ebbrezza, l’esito positivo dell’alcoltest costituisce prova della sussistenza dello stato di ebbrezza, ed è onere dell’imputato fornire eventualmente la prova contraria a tale accertamento dimostrando vizi od errori di strumentazione o di metodo nell’esecuzione dell’aspirazione, non essendo sufficiente la mera allegazione della sussistenza di difetti o della mancata omologazione dell’apparecchio”.
Quando la curva di assorbimento dell’alcol etilico raggiunge il picco?
Poiché tale prova di malfunzionamento non è stata fornita dal ricorrente ed il giudicante ha correttamente sottolineato che è un fatto notorio che la curva di assorbimento dell’alcol etilico raggiunga il picco nel giro di un’ora dal momento dell’ultima assunzione di alcool, il ricorso è dichiarato inammissibile: la doglianza afferente asseriti vizi di funzionamento dell’etilometro è improponibile.
Consulta la Sentenza n. 4573 del 31.1.2017 della Corte di Cassazione
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