Per evitare il ricorso generalizzato al prelievo o eventuali disparità di trattamento, e per andare incontro anche alle legittime aspettative dei familiari, il prefetto Piscitelli lascia in capo alle autorità preposte (organi investigativi, polizia scientifica, reparti operativi dei Carabinieri) la decisione di prelevare il Dna degli individui scomparsi e di repertare elementi identificativi della persona stessa o degli oggetti da lei esclusivamente utilizzati.
In particolare, a prescindere dalle ipotesi di reato, devono essere repertati i profili di persone scomparse quando:
– si tratta di casi allarmanti;
– è possibile siano vittime di reato;
– sono affette da disturbi neurodegenerativi o da disabilità psico-fisica;
– potrebbero trovarsi in uno stato di pericolo, sebbene l’allontanamento sia stato considerato volontario.
Questa metodologia consentirà il successivo confronto con il Dna dei cadaveri non identificati che attualmente sono 881.
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