Con l’articolo 31 del decreto legge 24/1/2012 n. 1 (S.O. 24/1/2012 n. 19)[1], recante “Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività” si è, infatti, iniziato a parlare di dematerializzazione come mezzo per contrastare la contraffazione dei contrassegni relativi ai contratti di assicurazione per la responsabilità civile verso i terzi per i danni derivanti dalla circolazione dei veicoli a motore su strada.
Il fenomeno della falsificazione dei documenti assicurativi, noto a tutti da tempo, ha assunto dimensioni tali da determinare la necessità di un intervento preventivo, ma più che la dematerializzazione del contrassegno, quale intervento radicale per impedirne la contraffazione, ma non per risolvere il problema della circolazione dei veicoli non assicurati, assume un’importanza decisiva il ricorso a una banca dati di facile consultazione che renda immediato l’accertamento della copertura assicurativa dei veicoli. In sostanza, la dematerializzazione del contrassegno non pare la soluzione al problema, se non accompagnata da una riforma del codice della strada e del codice delle assicurazioni private che vada nel segno della maggiore efficacia del controllo in tempo reale.
Infatti quale utilità può avere la soppressione del contrassegno se non è accompagnata da disposizioni cogenti sull’obbligo di aggiornare in tempo reale la banca dati dove si possa riscontrare con certezza la situazione assicurativa del veicolo.
In sostanza, ripercorrendo la strada tortuosa, direi per tentativi, percorsa in questi anni per cercare di limitare la presenza sulle strade di veicoli privi di assicurazione, bisogna risalire dalla modifiche dell’articolo 193 del codice della strada, sino ai più recenti interventi di dematerializzazione, per poi riproporre il punto della situazione, in sintesi, a ridosso del 18 ottobre 2015.
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