Un uomo, fermato alla guida della propria vettura “si presentava con occhi notevolmente lucidi e con le pupille dilatate, e manifestava, altresì, un certo tremore e nervosismo”, stato di alterazione dimostrato da un test risultato positivo ai cannabinoidi.
Secondo l’automobilista, però, i giudici hanno commesso un grave errore. Essi, in sostanza, hanno trascurato il fatto che nel risultato del primo test – realizzato nel laboratorio di analisi chimico-cliniche di un’azienda ospedaliera – si evidenziava la “necessità di un secondo test di conferma”, mai effettuato.
Per la Suprema Corte non si può ignorare che, oltre a un “accertamento tecnico-biologico”, possono rivelarsi decisive, come in questo caso, altre circostanze che provino la situazione di alterazione psico-fisica.
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