Prima del 4 dicembre 2018 si parlava già da tempo del fenomeno dilagante della c.d. esterovestizione dei veicoli, in particolare immatricolati nell’Unione Europea, quale mezzo per eludere i controlli di polizia stradale e quelli tributari, nonché per ottenere indubbi benefici economici in termini di pagamento del premio assicurativo e della tassa di possesso. Per agevolare l’immatricolazione all’estero dei veicoli si sono moltiplicati i siti internet che offrono il servizio chiavi in mano, dalla creazione di una società fittizia uninominale con un capitale sociale di un euro, alla gestione delle pratiche amministrative, in particolare in alcuni Stati dell’Est Europa. Spesso si trattava di veicoli già immatricolati in Italia ed esportati fittiziamente all’estero, a volte senza nemmeno provvedere alla cancellazione, dove venivano reimmatricolati. All’epoca si è cercato di porre un argine a tali pratiche elusive, anche sulla scorta di alcuni pareri dei Ministeri competenti, arrivando ad ipotizzare la circolazione con targa non propria, non senza molte perplessità. Meno diffusa l’esterovestizione extracomunitaria perché limitata dalle norme doganali, non ha mai trovato particolare diffusione in Italia.
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PER APPROFONDIRE
Legge 23/12/2021 n. 238 (G.U. 17/1/2022 n. 12)
Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea – Legge europea 2019-2020
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