Abbiamo sperato fino al 29 giugno 2023 in una proroga per l’avvio dell’applicazione del Processo Civile Telematico (PCT) al giudice di pace e, quindi, anche e soprattutto, ai ricorsi disciplinati dagli articoli 6 e 7 del d.lgs. 150/2011 aventi per oggetto verbali e ordinanze per violazioni amministrative. Speranza frustrata, perché dal 30 giugno 2023 il PCT è una realtà e così ci troviamo proiettati da un giorno all’altro dall’era analogica a quella digitale.
I fascicoli cartacei sono sostituiti da quelli digitali e dovremo rinunciare al rassicurante deposito in cancelleria, a favore del deposito telematico disciplinato da complesse regole tecniche contenute, per lo più, in atti di regolamentazione e in provvedimenti del Ministero della Giustizia e della Direzione Generale per i Sistemi Informativi Automatizzati (DGSIA) presso il medesimo Ministero.
Per il momento proviamo a fare il punto della situazione, in estrema sintesi e nel modo più semplice possibile, per vedere di assorbire anche questa novità. Per chi si appoggia all’ufficio legale del comune o a un legale esterno non ci sono problemi, perché gli avvocati sono ormai esperti del PCT, in quanto da anni seguono le nuove regole tecniche per i procedimenti civili nei tribunali e per questo sono attrezzati con il necessario Hardware e con il software, perlopiù fornito dagli ordini professionali. Per coloro, invece, che, come dipendenti della pubblica amministrazione gestiscono direttamente il contenzioso giurisdizionale davanti al giudice di pace c’è sicuramente una maggiore preoccupazione.
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