La prevalente giurisprudenza, infatti, è orientata nel senso di ritenere, con specifico riferimento ai locali interrati, che non sono computabili ai fini dell’applicazione delle norme sulle distanze in quanto le prescrizioni dettate dagli strumenti urbanistici in tema di altezza, distanza e volumetria degli edifici sono diretti a tutelare quegli specifici valori – area, luce, vista – sui quali incidono tutti i volumi che sporgendo al di sopra della linea naturale del terreno modificano in maniera significativa la conformazione del suolo e dell’ambiente.
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