La notifica dei verbali scatena la reazione dell’automobilista, che si rivolge con rabbia all’agente: «Guardati attorno e pensa a quello che hai fatto…». Quelle parole gli costano una condanna per «minaccia», con relativa pena fissata, sia dal Giudice di Pace che dai Giudici del Tribunale, in «400 euro di multa».
Secondo i giudici della Cassazione invece quelle parole, se contestualizzate, non possono essere valutate come una seria minaccia, e che il raptus verbale era frutto di una legittima, anche se poco ortodossa, critica; in particolare, i magistrati ritengono che l’automobilista abbia voluto invitare l’agente «ad operare nella propria funzione in modo meno personalistico e più oggettivo».
E’ stato appurato che l’uomo «ha occupato un posto auto riservato ai residenti del condominio in cui vivono sia costui che l’agente di polizia», e quest’ultimo «gli ha elevato una contravvenzione per il parcheggio irregolare, pur non essendo l’automobilista parcheggiato in un luogo ad uso pubblico». Non è un caso, viene aggiunto, che «le contravvenzioni sono state annullate dal Giudice di pace».
LEGGI LA SENTENZA
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento