Trasporto stupefacenti: il concorso in reato va provato oltre ogni ragionevole dubbio

Secondo la Corte di Cassazione deve intendersi violato il principio dell’oltre ogni ragionevole dubbio quando, nell’accertare la responsabilità di un imputato pregiudicato, si adottino modalità diverse da quelle adoperate nei confronti di un imputato incensurato

6 Febbraio 2017
Modifica zoom
100%
La Corte di Cassazione, con la Sentenza n. 1986/17, esamina il caso di un imputato condannato per trasporto di stupefacenti dopo il rinvenimento, all’interno del cruscotto dell’auto in cui si trovava insieme a un altro uomo, di grandi quantità di droga. Dopo la condanna arrivata in primo grado e la successiva conferma della Corte d’Appello, l’uomo propone ricorso in Cassazione sostenendo che l’unica prova della sua colpevolezza sia il fatto che si trovasse all’interno dell’auto: ciò non sarebbe sufficiente a provare, “oltre ogni ragionevole dubbio”, che lui fosse a conoscenza della droga lì nascosta o fosse in qualche modo complice al suo trasporto.

I giudici della Corte Suprema riassumono così il principio succitato:

“ Secondo la giurisprudenza di questa Suprema Corte, infatti, deve intendersi violato il principio dell’oltre ogni ragionevole dubbio quando, nell’accertare la responsabilità di un imputato pregiudicato, si adottino modalità diverse da quelle adoperate nei confronti di un imputato incensurato.”

Tutti gli elementi indiziari utilizzati dai Giudici della Corte d’Appello per motivare la condanna si rivelano significativi ma non dimostrativi del fatto che l’imputato fosse a conoscenza della presenza della droga o fosse in qualche modo coinvolto nel suo trasporto (dato anche il fatto che l’auto non era di sua proprietà e non era lui al volante). Per provare il concorso di più persone a un reato è infatti necessario che il concorrente ponga in essere un comportamento al fine di dare un contributo alla commissione del fatto, aiutandone l’opera o la messa in atto.

Il nervosismo dimostrato all’atto del controllo, i precedenti, la non giustificata presenza degli uomini (che si sarebbero incontrati per caso, secondo la loro versione) sul posto a tarda notte, non sono sufficienti a provare la sua colpevolezza, per cui la Corte di Cassazione procede ad accogliere il ricorso.

Leggi la sentenza dell Corte di Cassazione n. 1986, depositata il 17.1.2017

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento